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Convegno mondiale giovani RCC

Intervista alle nostre due inviate speciali, Maria Grazia e Martina

Al ritorno dall’Incontro Mondiale dei Giovani del Rinnovamento Carismatico Cattolico sul tema “Nel suo nome spereranno le genti” svoltosi dal 10 al 15 Luglio 2012 a Foz do Iguaçú in Brasile, ecco le prime parole delle inviate dalla Comunità Magnificat.

Una testimonianza più completa la potrete trovare nei prossimi numeri della rivista Venite e Vedrete.

Care Martina e Maria Grazia, ben tornate! Allora iniziamo a raccontare qualcosa di questa esperienza che avete fatto? Bene, intanto per chi non vi conosce, presentatevi.

Maria Grazia. Ciao! Io mi chiamo Maria Grazia, ho 25 anni e sto per laurearmi in lingue straniere. Vengo da Perugia, ho ri-iniziato a frequentare la comunità con mio fratello nel 2007 (quando ero piccola ci andavamo con i nostri genitori) e a giugno ho finito il secondo anno di noviziato nella fraternità di Elce.

Martina. Io sono Martina, ho 21 anni e sto studiando Lettere moderne, ho finito il secondo anno. Vivo a San Romano (Pi) e sono nella Comunità Magnificat insieme a mia madre. Iniziando a frequentare subito dopo la Cresima un gruppo giovani, ho ricevuto l’effusione nel novembre del 2008 e adesso sono nel cammino degli Amici da un anno nella fraternità di Marti (PI).

Come vi ha colte la proposta dei Responsabili Generali di partecipare a nome di tutta la Comunità a questo evento? Con che sentimenti siete partite?

Martina. Non sapevo del convegno, la proposta dei miei responsabili è stata davvero una sorpresa a tutti gli effetti! Insomma, mi è stata offerta una grandissima opportunità che si è ulteriormente arricchita con la permanenza a San Paolo, successiva al convegno. Quando mi è stato chiesto se ero disponibile, non avevo dubbi, ho accettato all’istante! Solo dopo ne ho parlato ai miei genitori, che, chiaramente, erano felicissimi. Rappresentavamo la Comunità Magnificat, ma anche tutta l’Italia, visto che eravamo solo noi due! Un grande onore e tanta responsabilità! Ero, e sono tutt’ora, felicissima di questa esperienza e di questo regalo fatto dalla comunità.


Maria Grazia. Io era da qualche mese che pensavo di fare un viaggio in Brasile, anche a causa dei miei studi, e mi era venuto in mente di partecipare alla GMG di Rio l’anno prossimo, per poi fermarmi a fare un corso di lingua. Quando a Perugia si è parlato di un possibile viaggio in Brasile per quest’estate, non è stato proposto subito a me, ma nessuno poteva partire così da un giorno all’altro, a causa di vari impegni … io invece non avevo proprio nessun problema! Quindi l’ho vissuto come un regalo della Provvidenza, anticipato rispetto ai miei piani, e non posso che ringraziare la Comunità per avermi materialmente permesso di fare questa bellissima esperienza, sia personale che comunitaria!

La prima parte della Vs esperienza è stata immergervi nel I incontro mondiale dei giovani del Rinnovamento Carismatico Cattolico.  Quali son statati i momenti più significativi di questo meeting?

All’inizio non capivamo molto dove eravamo, ci sentivamo abbastanza spaesate e questa sensazione è aumentata quando abbiamo scoperto che, a parte Oreste, eravamo le uniche due italiane presenti su 4000 persone … ma alla fine l’euforia e l’allegria della preghiera, dei balli e dei canti latino-americani ci hanno contagiato! La cerimonia di apertura, con la processione delle Croci per la città di Foz do Iguaçu, è stata molto suggestiva. Ci sono stati poi vari momenti di preghiera intensi, catechesi decisamente carismatiche (Michelle Moran, David ***, Patty Gallagher, Jim ***) e momenti di condivisione con tantissimi giovani! È stato bello vedere cristiani da ogni parte del mondo che ci accoglievano e ci davano confidenza come vere amiche e sorelle; abbiamo imparato molto dalla loro apertura e dalla loro disponibilità.
Una fede nuova e potente, la loro! Una gioventù infuocata!

Per non parlare dei missionari che hanno fatto testimonianza della loro vita spesa per l’altro e per l’evangelizzazione, anche a costo della propria vita.

Se doveste personalmente conservare un’immagine, un ricordo del meeting, quale ti è rimasta più nel cuore
Martina. Uno dei momenti più forti ed emozionanti è stato quello della preghiera sulle nazioni, come ha raccontato Maria Grazia. Ma sempre il primo giorno c’è stata la preghiera gli uni sugli altri, in cui ci chiedevano di pregare a due a due con una persona di diversa nazionalità. Ecco che di fronte allo Spirito Santo davvero la lingua non è più ostacolo! Non parlavo una parola di portoghese ma in preghiera capivo molto bene cosa il ragazzo diceva e uguale lui, mi sono accorta di come lo Spirito Santo agisca superando ogni ostacolo, di come parli al cuore senza dover passare attraverso una cultura o una lingua particolare, di come sia universale e accomuni un mondo intero…

Maria Grazia. In una settimana ci sono stati vari momenti belli, ma quello che più mi ha toccato è stata la preghiera per i continenti il secondo giorno: ci hanno chiamato a gruppi e quando è toccato all’Europa ci siamo accorti di essere solo in 6, proprio un piccolo resto. Tutti gli altri giovani del mondo hanno pregato per questa nostra terra, in questo momento toccata da fatica e da crisi, e ci è stata consegnata una Parola profetica (Isaia 6, 12-13), confermata da un’immagine di una piccola piantina che, nonostante le fatiche e le sfide, riesce a germogliare perché il Signore dà speranza e possibilità di rinascere.

E dopo il convegno avete fatto un’altra esperienza… Raccontateci un po’.
Martina. La seconda esperienza… Una settimana presso una comunità di missionari a San Paolo. Siamo partite un po’ alla cieca, non sapendo molto riguardo alla cominità e all’attività che ci aspettava. Come loro fanno ogni giorno per ogni cosa anche importante, anche noi abbiamo vissuto questi giorni affidandoci alla Provvidenza… per me è stata una delle esperienze più faticose che abbia mai fatto! Ma forse l’esperienza che più mi ha toccato il cuore.

Maria Grazia. prima di partire, parlando con Oreste, gli abbiamo detto che ci avrebbe fatto piacere restare un po’ più tempo, visto che non sappiamo se avremo mai l’occasione di tornare in Brasile! Lui ci ha quindi proposto di andare una settimana a San Paolo, ospiti di una comunità missionaria fondata da due sacerdoti suoi amici, e noi abbiamo accettato, anche se non sapevamo cosa avremmo realmente fatto.

Quale è la vita della comunità in cui siete state “ospiti”?
Si chiama “Aliança de Misericórdia” ed è una comunità missionaria in cui si può essere membri con un impegno di vita o di alleanza, che si rinnova ogni anno. Nel primo caso si fa proprio vita comune, e se ne può far parte sia come consacrati che come famiglie missionarie; nel secondo caso è meno radicale e si partecipa ai momenti e ai servizi della comunità, vivendo nella propria casa.

Vive di Provvidenza e la sua missione è prendersi cura di tutti i poveri: bambini orfani, abbandonati, senzatetto, tossicodipendenti, abitanti delle favelas … prima cercano di diventare amici di queste persone, che loro chiamano “figli della Misericordia”, poi cercano di mostrargli che esistono possibilità di vita diverse dalla strada e dalla droga, fanno un grande lavoro di educazione alla vita, al rispetto di se stessi e del prossimo. Abbiamo conosciuto molte storie che sono dei veri miracoli: per esempio quella di Lívia, una ragazza cocainomane dalla nascita a causa della tossicodipendenza della madre in gravidanza, che oggi vive come missionaria ed è una giovane piena di gioia e di vita; quella di un ex-tossicodipendente e senzatetto che, dopo vari anni di recupero, ora è uno dei migliori responsabili di una casa di accoglienza e tra poco si sposerà; infine quella di Eros, un ragazzo che oggi sta bene e ha 22 anni, ma che a 8 anni è stato preso dalla strada e ha vissuto nell’orfanotrofio, per poi essere adottato da una famiglia della comunità…

Il momento più difficile ed il momento che ti ha toccato di piu’ il cuore?
Martina. Il momento più difficile non è stato un solo momento! E’ stato dovermi adattare a condizioni di vita che nemmeno credevo possibili. Non sapere se la notte avrei avuto un letto, delle coperte, e un po’ d’acqua calda per fare la doccia, considerando che lì era inverno. Non sapere se il giorno seguente ci sarebbe stato cibo per tutti… A parte i vari problemi che abbiamo avuto per il viaggio (che mi ha fatto capire che dietro a questa esperienza c’è sicuramente un grande progetto di Dio), l’esperienza più difficile è stata la visita nella Favela di Moinho. La favela è un quartiere che come ci ha detto la missionaria che ci ha accompagnati, può essere definito “regno di Belzebù”, lo spirito della sporcizia e del rumore. Persone che vivono in baracche di cartone e legno, senza acqua corrente, non tanto per povertà quanto per stile di vita, persone regolate dalla droga e dalla violenza sessuale, usate come merce di scambio per le necessità.

Il momento più bello è stato il pranzo nella prima casa di recupero dei barboni, persone tolte dalla strada da forse un mese che adesso siedono a tavola con te! Mai e poi mai avrei pensato di riuscirci… e invece sono stati proprio loro a prepararci il pranzo, le persone che sono considerate “la parte peggiore della società”, che poi si sono sedute a tavola con noi. Persone che con gran fatica stanno camminando per riuscire a vivere una vita normale. Dopo il mio disagio iniziale, l’aver messo da parte il mio rifiuto, fare questo mi ha dato una gioia immensa, amplificata a fine pranzo, quando uno di loro ci ha ringraziato di esserci fermati a pranzo da loro, perchè questo donava loro autostima: fino a poco tempo fa nessuno si sarebbe fermato in strada a mangiare con loro barboni…

Maria Grazia. Abbiamo vissuto 30 ore abbastanza faticose, che sono iniziate in Aeroporto quando dovevamo spostarci da Foz a San Paolo per la seconda settimana: prima il volo sembrava in ritardo, poi l’hanno rimandato al giorno seguente a causa del maltempo, così ci abbiamo messo 24 ore ad arrivare, invece che 5! In quei momenti abbiamo tirato fuori tutte le nostre risorse e fortunatamente conoscere un po’ di portoghese ci ha aiutato risolvere la situazione! A San Paolo ci ha accolto un temporale e il primo impatto con la comunità non è stato dei migliori, perché essendo molto stanche avremmo desiderato qualche comodità in più. Comunque, dopo una dormita (anche se un po’ infreddolite), con un po’ di spirito di adattamento e soprattutto dopo aver capito in che tipo di comunità ci trovavamo (vivono infatti di provvidenza e a volte i missionari si privano delle loro cose per darle ai poveri di strada), i giorni successivi le cose sono migliorate ed eravamo più tranquille!

Il momento che mi ha toccato più il cuore, invece, è difficile sceglierlo: la testimonianza di Lívia, di cui ho parlato sopra, fatta durante la Messa, ci ha lasciato senza parole; ma è impossibile dimenticare l’affetto dei bambini della Casa Naim (l’orfanotrofio) e la dolcezza con cui hanno pregato per noi, così come vedere senzatetto che ora lavorano e lodano il Signore per tutte le esperienze della loro vita e che ci ringraziavano perché dedicavamo loro tempo, attenzione e fiducia.

Per concludere la nostra intervista, cosa volete dire ai nostri internauti che ci leggono di questa Vs esperienza? Cosa ti ha lasciato nel cuore il Signore da riportare a tutti noi?
Martina. da questa esperienza mi porto dietro sicuramente una grande testimonianza di fede vera e autentica, molto distante dalla mia, che spesso è davvero tanto povera. Testimonianze di offerta della propria vita nelle mani di Dio, quando io faccio una gran fatica anche solo a chiedere il “parere” di Dio su una determinata mia situazione. Mi porto dietro l’esempio di amore per il diverso, per cui a parole sono bravissima ma nei fatti sono in grande difficoltà. La testimonianza di una fede che supera ogni vergogna perchè la potenza di Dio è troppo grande per non esserne sicura. La testimonianza di persone che alla mia età hanno già più volte toccato il fondo, ragazzi e ragazze che all’età di 21 anni hanno fatto esperienze inimmaginabili nemmeno in tutta una vita. Ma la cosa che più mi ha colpita è stato l’atteggiamento dei missionari di affidamento alla Provvidenza! Vivere serenamente sapendo che se faccio la volontà di Dio e porto avanti la sua opera, non potrà mai farmi mancare niente!

Maria Grazia. Non credo che dimenticherò la generosità e l’amore con cui la comunità Aliança si prende cura dei più poveri tra i poveri, in tutti i modi possibili (mense, case di accoglienza per i senzatetto, orfanotrofi per i bambini, case-famiglia, asili nido nelle favelas, …), confidando solo nella Provvidenza di Dio; mi porto poi nel cuore la gioia dei giovani al Meeting, che sono instancabili nell’annunciare l’amore di Dio, gridandolo letteralmente per strada. Vedere tanta vita e tanta generosità mi ha fatto interrogare e mi ha fatto chiedere: ma io che faccio? Come sono testimone? Più volte l’ho ripetuto a me stessa e detto a Martina: quando fai questo tipo di esperienze all’estero (per me non era la prima), ti accorgi di quanto sei fortunato nella vita e ti rendi conto che “c’è un mondo là fuori”, da cui noi abbiamo molto da imparare e in cui accadono cose meravigliose da scoprire.

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