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Le pistole sparano, ma poi si inceppano

Attacco alla Chiesa di Santa Maria a Büyükdere, in Turchia

Una giornata di buio e di luce a Istanbul

Il fatto

Domenica 28 gennaio doveva essere una bella giornata. La comunità si era raccolta per pregare, per cantare, per lodare il Signore Dio. Dopo una settimana di lavoro il nostro desiderio era quello di riposare nel Signore.

Eravamo radunati per ascoltare la Parola di Dio. E, mentre il Signore Dio parlava al popolo che lo ascoltava, nel silenzio dell’ascolto, hanno cominciato parlare due pistole.

Ero all’altare e pregavo al microfono. Ho sentito un gran rumore… Ho pensato che forse si era rovesciata la stufa elettrica per il riscaldamento e perciò non ho alzato gli occhi, ma, dopo una frazione di secondo, ho sentito il secondo rumore, uno sparo. Allora ho guardato e mi sono trovato davanti la scena che nessuno vorrebbe mai vedere. Due pistole che, sparando, sembrava che facessero a gara.

Ho visto i fedeli, non in ginocchio come al solito fanno quando pregano, ma sdraiati sotto i banchi, oppure in fuga a cercare rifugio.

Un fratello della comunità mi ha tirato via, verso la sacrestia, chiudendo la porta a chiave, deciso a proteggermi.

Gli ho detto: «Che fai?! Forse qualcuno della comunità vorrà cercare di salvarsi venendo qui!». Perciò ho riaperto la porta – con paura – e, pian piano, abbiamo guardato in chiesa. C’era un silenzio totale.

Uno della comunità è corso verso la porta della chiesa che dà sulla strada per chiuderla, ma non ci riusciva.

Sono andato ad aiutarlo. Mentre andavo verso la porta, passando tra i banchi e le sedie rovesciate, chiedevo alle persone distese a terra «State bene?». Nessuno mi rispondeva. Ho pensato che fossero tutti morti. Mi sono sentito come un pastore che conta le pecorelle ammazzate.

Mi sono affacciato sulla strada per vedere se ci fosse ancora qualcuno di quelli che avevano sparato, ma non ho visto nessuno.

La morte di Murat Cihan Tuncer

Sono rientrato in chiesa chiudendo la grande porta, mentre qualcuno stava chiamando la polizia e l’ambulanza. Ho visto che alcuni si alzavano e ho detto a loro di andare subito in giardino. In quel momento un fedele era inginocchiato vicino alla testa di Murat Cihan Tuncer. Mi ha detto: «Padre, è morto».

Murat Cihan non faceva parte della nostra comunità, non era un cristiano. L’avevo visto alcune volte in chiesa, ma non mi aveva mai chiesto niente. Penso che gli piacesse qualcosa delle nostre tradizioni cristiane.

Le pistole si sono inceppate

Nella nostra chiesa, domenica, tuttavia, è accaduto un miracolo.

Dio è con noi, la Vergine Maria patrona di questa chiesa ci ha protetto, nonostante il sacrificio del nostro fratello Murat.

Due terroristi entrano in chiesa con le pistole, pronti a fare una strage, e riescono a uccidere solo una persona? Le due pistole, infatti, nello stesso momento, dopo i primi terribili colpi, si sono ambedue inceppate. La probabilità che una pistola si inceppi esiste, ma che capiti a tutte e due contemporaneamente certamente no: io sono certo che si tratti di un intervento di Maria Santissima.

Della comunità nessuno è stato nemmeno sfiorato dalle pallottole.

La solidarietà dei nostri vicini, dell’intera Turchia

La polizia che stava sorvolando la zona e l’ambulanza sono arrivate molto in fretta; poi sono arrivati anche i giornalisti e le TV. Da lì, il resto, si è visto e si sa. Ma ciò che non si sa e non si vede è che i nostri vicini, quelli del quartiere di Büyükdere sul Bosforo, dove sorge la nostra piccola Chiesa, si sono dimostrati grandi amici. La loro vicinanza, la loro solidarietà, le loro lacrime, il loro aiuto concreto è stato commovente.

Poco dopo, il Presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, è stato tra i primi a esprimersi contro l’accaduto, incoraggiandoci, mostrandoci la vicinanza della nazione, nonché l’interesse per la cattura dei colpevoli.

Da lì in poi, una serie di autorità civili, politiche e religiose – tra cui il sindaco di Istanbul, i sindaci di vari distretti, ministri, rappresentanti di ministeri, responsabili di altre confessioni religiose – si sono fatti vicini, anche di persona, per esprimerci la loro solidarietà.

In breve tempo la polizia ha catturato i due che hanno ferito la nostra comunità.

«Non aver paura; continua a parlare e non tacere»

In questi giorni, adesso che pian piano torniamo alla normalità, mi sono messo a riflettere su tutto quello che è accaduto, per provare a dargli un senso e avere anche uno sguardo sul futuro.

Mi sono ricordato come, molti anni fa, i due fratelli della Comunità Magnificat che vengono da allora a darci una mano, una sera pregarono su di me.

Era accaduto un fatto tremendo a due fratelli protestanti che avevano iniziato a predicare a Istanbul: erano stati torturati e uccisi. Avevo paura: più della tortura, che della morte. Condividevamo su questo e così ci mettemmo a pregare insieme.

Dopo aver invocato lo Spirito Santo su di me aprirono la Parola e il Signore donò un brano dagli Atti degli Apostoli che diceva: “Una notte, in visione, il Signore disse a Paolo: «Non aver paura; continua a parlare e non tacere, perché io sono con te e nessuno cercherà di farti del male: in questa città io ho un popolo numeroso»” (18, 9-10).

Ho ripensato molto a questa Parola.

Davvero si è realizzata in tutti questi anni e, domenica 28 gennaio, si è di nuovo dimostrata vera.

I due che hanno sparato non hanno potuto toccare la comunità cristiana; se volevano mettere zizzania tra cristiani e musulmani – inoltre – hanno fallito, perché tutti qui, a Büyükdere e non solo, si sono stretti con affetto intorno a noi, offrendo spontaneamente aiuto e solidarietà.

Se il male voleva fermarci, il Signore e sua Madre, ci hanno protetto e ciò ci spinge ad andare, con tutto il cuore, avanti a lodare Dio in questa terra di Turchia!

padre Anton Bulai

I due uomini mascherati prima di entrare in chiesa.

I due uomini in azione

La prima pistola si inceppa
La seconda pistola si inceppa
L’arrivo dei soccorsi
Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan chiama padre Anton Bulai, poco dopo l’attacco
La facciata della chiesa di Santa Maria, il giorno dopo l’attacco, con una bandiera turca a coprire l’ingresso
L’interno della Chiesa spoglio prima della Messa di riconsacrazione
Il luogo dove è stato colpito e ucciso Murat Cihan Tuncer
Padre Anton Bulai intervistato dalla TV turca
Immagine della Messa di domenica 4 febbraio 2024, una settimana dopo l’attacco
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