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In mezzo a loro sarà la mia dimora:
io sarò il loro Dio
ed essi saranno il mio popolo

Ezechiele 37, 27

Il complesso monumentale di San Manno,
nel quartiere occidentale di Ferro di Cavallo presso la città di Perugia,
è oggi il centro operativo della Comunità Magnificat.

Descrizione

San Manno è un complesso monumentale le cui origini risalgono a oltre duemilatrecento anni fa.

La parte più antica è costituita dalla tomba etrusca. Costituita da un ambiente abbastanza grande a volta in blocchi di travertino, è databile al III secolo avanti Cristo. Sulla parete di sinistra, entrando, vi è un’iscrizione in lingua etrusca, su tre linee, fra le più lunghe tra quelle a noi pervenute.

Esattamente sopra l’Ipogeo, sorgono la chiesa e la torre risalenti al XIV secolo con all’interno ciò che resta di affreschi del XIII secolo, nonché, sopra l’altare, un affresco del 1585 di Scilla Piccinini, raffigurante l’Eterno Padre tra San Pietro e Paolo, la Vergine col Bambino. La casa rurale a sud è un ex monastero fortificato nasce nel 1512, più volte modificata nelle epoche successive.

Proprietà

Il complesso fu originariamente di proprietà dei Templari, poi, nel 1307 fu residenza del Gran Maestro dell’Ordine Gerosolimitano del Santo Sepolcro e, attualmente, è di proprietà dell’Ordine Cavalieri di Malta che ne hanno concesso l’uso in comodato gratuito alla Diocesi di Perugia, che lo ha affidato alla Comunità Magnificat.

Ipogeo etrusco di San Manno,

visto dalla camera sepolcrale di sinistra.

Dalla profezia alla realizzazione

In primo piano Wanda Rossi, dietro di lei, coi capelli bianchi, Ginette Girardet.

Aprile 1979

Durante il periodo pasquale Ginette Girardet si trova in Francia, a Lione, per assistere la mamma ammalata e durante la preghiera del mattino ha l’immagine del complesso di San Manno illuminato dal sole e una voce interiore le dice: «In questo luogo vivrà una comunità carismatica e vi si farà l’adorazione continua, la contemplazione, l’intercessione per i casi disperati». Al suo ritorno a Perugia ne parla con Agnese Mezzetti la quale ascolta e custodisce nel cuore, ma pensa che l’impresa sia troppo grande e non ne parla con nessuno.

Agosto 1979

Nel mese di agosto, Ginette è di nuovo a Lione con la madre e la sorella. Tornata a Perugia, telefona ad Agnese per un saluto e chiede che si preghi su di lei durante l’incontro di Piccola Comunità che si sarebbe tenuto di lì a pochi giorni. Si sente appesantita e vuole anche essere reinserita bene nella Comunità, dopo le due lunghe assenze (due mesi).

Il venerdì successivo, come di consueto, arriva a casa di Agnese e suo marito Marcello Bettelli e – mentre cena con la famiglia – racconta dall’inizio la propria esperienza riguardante San Manno: nel 1973, rimasta vedova, era venuta a vivere in Italia presso sua figlia Margherita, sposata con un perugino, che abita a Ferro di Cavallo. Passando davanti al complesso di San Manno aveva avuto una locuzione interiore: «Abiterai qui». Poiché la cosa si ripete più volte, chiede alla figlia se ha intenzione di affittare o comprare quelle case. La figlia ride perché ci vorrebbero troppi soldi per renderle abitabili, e tutto finisce lì. Poi racconta dell’immagine avuta in preghiera a Lione, durante la Pasqua di quell’anno.

Marcello ascolta con interesse, nessuno fa commenti.

Arrivano i fratelli per l’incontro di preghiera, alcuni mancano. Quando si sta per iniziare, suonano alla porta: sono Stefano Ragnacci e Stefano Aquinardi che, da Papiano, sono venuti a Perugia per una commissione e prima di tornare a casa decidono di passare a salutare Marcello. Accolti con gioia vengono invitati a rimanere e partecipare alla preghiera. Stefano Ragnacci dice che non è il caso anche perché “ha i calzoni corti”. Rassicurato su questo con un pizzico di umorismo, gli viene chiesto di imporre lui le mani su Ginette, poiché era arrivato come un “dono”. Dopo alcuni momenti di lode e di invocazione dello Spirito Santo, Stefano Ragnacci profetizza così: «Vedo una vecchia chiesetta su una collina in mezzo agli alberi e un angelo del Signore che, indicandola, dice: tu abiterai qui con la tua comunità». Poi continua: «Vedo anche una stella cometa che si posa sopra la chiesetta e guida una fila di gente che, come in processione, si dirige verso di essa. All’interno c’è un presepio, ma il Bambino è vivo e sprigiona una grande luce. Prima, però, ci sarà qualcosa di grosso che farà ostacolo, ma invano, la volontà del Signore trionferà».

Marco Benedetti apre la Bibbia e legge il brano di Isaia: “Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete e come si gioisce quando si spartisce la preda. Poiché il giogo che gli pesava e la sbarra sulle sue spalle, il bastone del suo aguzzino tu hai spezzato come al tempo di Madian. Poiché ogni calzatura di soldato nella mischia e ogni mantello macchiato di sangue sarà bruciato, sarà esca del fuoco.  Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno della sovranità ed è chiamato: Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace; grande sarà il suo dominio e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e sempre; questo farà lo zelo del Signore degli eserciti” (9, 1-6).

Tutti avvertono la presenza del Signore che parla e, appena terminate le profezie, Marcello, nel cui volto c’è grande stupore, dice: «La preghiera è finita, Ginette posso dire quello che ci hai raccontato prima?» La gioia riempie i cuori!

Da quel momento Marcello crede nel progetto di Dio e se ne occupa con diligenza. Comincia il lungo percorso, irto di difficoltà, per realizzare la volontà del Signore.

Ottobre 1979

A casa Bettelli si prega per un discernimento chiesto da una sorella di nome Clara (non è di Perugia). Sono presenti: Tarcisio, Agnese, Ginette, Clara, Lorenza e Stefano Ragnacci che nel corso della preghiera profetizza ancora: «Vedo una torre quadrata, sulla cui sommità c’è una Grande Ostia splendente di luce. La torre è circondata da mura circolari concentriche».

La torre di San Manno è quadrata, ma Stefano non lo sa.

Disegno settecentesco

del complesso di San Manno.

Marzo 1980

Si conosce il nome dei proprietari: Il Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme, di Rodi e di Malta comunemente chiamato l’Ordine dei Cavalieri di Malta (SMOM). L’amministratore per l’Umbria è il dottor Peppicelli che ha un ufficio a Ferro di Cavallo; è difficile incontrarlo. Intanto una persona anonima dona un milione di lire per la ricostruzione di San Manno.

Maggio 1980

Marcello e Ginette sono ricevuti dal dr. Peppicelli che ascolta la richiesta, ma si mostra scettico ed evasivo ed avverte che c’è una trattativa in corso con il Comune di Perugia per l’acquisto del complesso, allo scopo di costruirvi un CVA; prezzo richiesto 120 milioni di lire.

Delusione, ma nessuna incertezza circa la volontà di Dio e si decide perciò di scrivere una lettera al Principe Gran Maestro del Sovrano Militare Ordine di Malta che ha sede a Roma. Con grande semplicità si presenta la Comunità Magnificat, realtà ecclesiale facente parte del Rinnovamento nello Spirito, a cui il Signore, in preghiera, ha ispirato di realizzare nelle case di San Manno un luogo di spiritualità centrato sull’adorazione perpetua del SS. Sacramento. Si dichiara candidamente di non avere denari, né altri beni materiali, ma di volere fermamente realizzare il progetto di Dio.

Prima di spedire la lettera, Ginette, accompagnata da don Nazareno Bartocci e Mons. Lestini (Vicario diocesano), è ricevuta dall’Arcivescovo monsignor Ferdinando Lambruschini, al quale chiede una firma di approvazione alla richiesta. Egli prende subito carta e penna e scrive la seguente lettera, la cui fotocopia è andata smarrita, ma Ginette l’ha trascritta nel suo diario: “Altezza Eminentissima, accompagno con pieno gradimento l’umile supplica rivolta a Vostra Alt. Em., relativa alla chiesetta con alcuni locali a San Manno. Il gruppo che si propone di portare avanti le iniziative in oggetto agisce in totale armonia con il Vescovo, anche se non sono in grado di condividere tutto l’ottimismo sulle previsioni. Da molti anni guardo a San Manno come ad un centro culturale in una zona nella quale si sono moltiplicati palazzi popolari. Ritengo che questo gruppo di persone volenterose ed entusiaste possono spianare la via alla realizzazione di questo progetto pastorale. Pertanto la donazione dovrebbe essere fatta alla diocesi, secondo modalità da concordare.

Saro infinitamente grato a V.A. se vorrà accogliere la supplica con serietà.Mi valgo volentieri dell’occasione per confermare con senso di profonda venerazione e stima”.

Monsignor Ferdinando Lambruschini (1911-1981), Arcivescovo di Perugia dal 1968 fino alla morte.

Luglio 1980

Sembra che i Cavalieri di Malta abbiano deciso di dare seguito alla pratica con il Comune; la notizia è riportata sul bollettino comunale e il dr. Peppicelli non si rende più reperibile.

Un atto di vandalismo brucia parzialmente la porta della cappella. Si inizia una novena davanti alla

porta.

Il 10 luglio, durante l’incontro di Piccola Comunità a casa Bettelli, Ermanno Colombo, che non si è mai interessato di San Manno, ha un’immagine profetica: «Gesù in un campo fiorito di enormi margherite che si divide in due all’altezza della vita. Le due parti diventano due montagne; dalla montagna derivata dalla parte interiore del corpo di Gesù scaturisce una sorgente di acque copiose nelle quali c’è una rete piena di volti di persone anziché pesci. Sulla cima della montagna derivata dalla parte superiore del corpo di Gesù c’è una torre. Vuole vedere cosa c’è dentro, lo chiede e vi entra. Per prima cosa vede angeli e cherubini disposti in triangolo, poi vede una folla inginocchiata e inchinata in avanti in atteggiamento di adorazione. Infine vede una culla che sembra colma di metallo fuso incandescente e uomini che, con cucchiai da fonderia, vi attingono».

L’immagine viene così interpretata dai presenti: il campo fiorito è la Comunità Magnificat e Gesù è in mezzo. Le due montagne formatesi dal corpo di Gesù sono simbolo l’una dell’evangelizzazione, l’altra dell’adorazione perpetua unita alla chiesa celeste, da cui attinge forza ed efficacia l’evangelizzazione (i due carismi della Comunità). Questa adorazione purifica la Comunità “come oro nel crogiuolo” per farne un solo lingotto d’oro.

L’avvocato Michele Cataldo fa da tramite e fissa, per il 20 luglio, un appuntamento con il Dr. Rossi, un Cavaliere di Malta che abita nei pressi di Magione.

Marcello, Agnese e Ginette si recano da lui, il quale, ricevendoli, precisa subito che l’Ordine, a causa della congiuntura economica, ha bisogno di soldi ed è interessato alla proposta del Comune. È molto freddo e scoraggiante.

Lungi dallo scoraggiarsi i tre espongono con disarmante semplicità le profezie ricevute in preghiera e la ferma intenzione di obbedire al Signore.

Immediata la trasformazione del dr. Rossi che dice: «Perché non siete venuti prima, quando io avevo poteri decisionali nell’Ordine?» (da sei mesi infatti non ne era più il Segretario generale). Aggiunge che, in passato, aveva fatto redigere da suo figlio un progetto per fare in quel luogo, un ospedale diurno per handicappati, ma che non è stato possibile realizzare. Infine raccomanda che le stesse persone si rechino a parlarne direttamente con il Principe Gran Maestro – Fra’ Angelo de Mojana – quando, durante il mese di settembre, avrebbe soggiornato, come ogni anno, nel castello di Magione.

Quell’anno, per impegni che lo hanno trattenuto all’estero, il Principe Gran Maestro non è venuto.

Viene fatta la stesura di un primo progetto di vita a San Manno. Marcello e Ginette si incontrano ripetutamente con il dr. Peppicelli e con il Vescovo che prende contatto con il Principe Gran Maestro.

31 ottobre 1980

Il Vescovo telefona a casa Bettelli e invita ad andare, alle ore 14, all’Hotel La Rosetta, per un incontro don il Conte Combi di Cesana, Gran Balì dell’Ordine.

Marcello, Agnese e Ginette si recano puntuali e sono accolti dal Conte che in mattinata aveva fatto visita al Vescovo. Viene presentato il progetto come voluto da Dio. Il Conte si commuove e dice: «Ieri sera, andando a letto, ero fermamente deciso di dare il complesso al Comune, ma al risveglio, questa mattina, inspiegabilmente ho cambiato idea ed ho deciso di darlo a Vescovo». Il volto del Conte è rigato di lacrime e raccomanda di pregare per l’Ordine che ne ha tanto bisogno.

Aprile-luglio 1981

Ginette riceve dal dr. Peppicelli le chiavi di San Manno e insieme a Marcello, Fabio Palombaro e Michele Cataldo visitano il complesso.

Il 17 aprile 1981 si celebra la prima Messa a San Manno. È presente il Pastorale della Comunità Magnificat. Tarcisio Mezzetti si convince che si tratta di un progetto di Dio.

Il 20 aprile 1981 si comincia a pregare in San Manno con il Rosario. Si reciterà ogni martedì pomeriggio.

Il 30 maggio 1981 si svolge la prima adorazione del SS. Sacramento portato da Agnese previa autorizzazione del Vescovo, che raccomanda di consumare in loco, al termine della preghiera, il Pane Consacrato. Questo incontro si terrà ogni venerdì pomeriggio, mentre il sabato, dopo cena, dalle 21 alle 23 si fa un incontro di preghiera carismatica.

Il 15 giugno 1981 la radio annuncia che c’è stato un incendio alla chiesetta di San Manno. La porta della cappella è completamente consumata. Un impiegato dei Cavalieri di Malta ipotizza che sia stato fatto per risentimento contro i carismatici.

Per gli incontri di preghiera adesso si dovrà passare per il cortile interno perché i Cavalieri, la Sovrintendenza ai Monumenti, i Vigili del Fuoco e la Polizia hanno sbarrato l’ingresso della chiesetta con una parete di legno fissa. Il 18 giugno 1981, mentre si svolge l’incontro di preghiera al lume di candela, dietro la parete di legno un gruppo di giovani rumoreggia in maniera forte. Nicoletta Tortoioli legge questa profezia: “Egli disse: «Porgete l’orecchio, voi tutti di Giuda, abitanti di Gerusalemme e tu, re Giòsafat. Vi dice il Signore: Non temete e non spaventatevi davanti a questa moltitudine immensa perché la guerra non è diretta contro di voi, ma contro Dio. Domani, scendete contro di loro; ecco, saliranno per la salita di Ziz. Voi li sorprenderete al termine della valle di fronte al deserto di Ieruel. Non toccherà a voi combattere in tale momento; fermatevi bene ordinati e vedrete la salvezza che il Signore opererà per voi, o Giuda e Gerusalemme. Non temete e non abbattetevi. Domani, uscite loro incontro; il Signore sarà con voi». Giòsafat si inginocchiò con la faccia a terra; tutto Giuda e gli abitanti di Gerusalemme si prostrarono davanti al Signore per adorarlo” (2Cronache 20, 15-18).

Disegno a china realizzato da Ginette Girardet per ricordare il fatto dell’incendio del 15 giugno ’81 e della profezia ricevuta tre giorni dopo.

L’Adorazione Eucaristica si farà, adesso, presso la cappella delle suore di San Donato all’Elce.

Il 12 luglio 1981, durante la Giornata comunitaria a Monte Malbe padre Raniero Cantalamessa tiene la meditazione. È il suo primo incontro con la Comunità Magnificat. Dopo l’insegnamento, lo si fa incontrare con Ginette che lo mette a parte dell’esperienza relativa al progetto di vita in San Manno. Padre Raniero si mostra interessato e ne assume la direzione spirituale. Gli incontri tra il Padre e la Comunità si fanno frequenti.

Il 20 luglio 1981 muore improvvisamente l’Arcivescovo, monsignor Lambruschini, cui succede monsignor Cesare Pagani, con cui si deve ricominciare tutto.

Padre Raniero Cantalamessa tiene un insegnamento alla Comunità nei primi anni ’80.

1982

In gennaio Agnese si reca dal Vescovo per informarlo sul progetto San Manno, ma monsignor Pagani procede con prudenza: vuole visitare il luogo – che definirà, poi, “evanescente” – prima di prendere contatto con l’Ordine di Malta ed è molto il lavoro che deve assumere nelle due nuove diocesi; bisogna aspettare.

Il 10 marzo padre Raniero consegna copia di una profezia da lui ricevuta il 12 gennaio 1979. Sorprende l’affinità con il progetto San Manno.

Testo di una profezia ricevuta da padre Raniero Cantalamessa.

Il 18 settembre 1982 il Principe Gran Maestro dell’Ordine è a Magione e fa visita al Vescovo. Durante l’incontro conferma l’offerta gratuita del complesso alla Diocesi, per l’opera che vuole realizzare la Comunità Magnificat sotto la responsabilità del Vescovo.

Intanto un fratello di Comunità, l’architetto Fabio Palombaro, redige un progetto che prevede un restauro sommario la cui spesa si aggira sui 200 milioni di lire. Ma i Cavalieri di Malta desiderano un lavoro più accurato ed offrono di contribuire alle spese per alcuni lavori di ristrutturazione.

Viene preparato, allora, un secondo progetto (500 milioni di lire), che viene giudicato troppo costoso, quindi un terzo.

Intanto il Comune di Perugia, che pensava di entrare in possesso di San Manno scatena alcune burrasche. L’assessore ai lavori pubblici ha dichiarato guerra aperta e dice che per avere San Manno si dovrà passare sul suo cadavere. La sua ostilità attiva cesserà solo con la rimozione dall’incarico, quando dal Comune passerà alla Provincia eletto nelle Amministrative. Intanto ci sono ritorsioni nei confronti del Vescovo, minacciato di espropriazione forzata.

Monsignor Cesare Pagani (1921-1988), Arcivescovo di Perugia dal 1981 fino al giorno della morte, accompagnato da Marcello Bettelli, nella giornata comunitaria dell’8 dicembre 1987, presso il Cenacolo Francescano di Santa Maria degli Angeli (Perugia)

1983

20 dicembre 1983. La lotta si fa serrata. Il Vescovo, molto preoccupato, convoca la Comunità nelle persone che si sono occupate del progetto e alcuni responsabili.

Il Sindaco gli ha fatto sapere la sua determinazione di impadronirsi di San Manno per farvi un CVA. Il Vescovo offre alla Comunità altre case per la realizzazione del suo progetto. Lo stupore coglie tutti; Ginette si alza di slancio e si inginocchia ai piedi del Vescovo protestando che è stato il Signore ad indicare quel luogo per l’adorazione del SS. Sacramento. Il Vescovo è sorpreso e turbato e lo è ancora di più quando padre Raniero, che è tra i presenti, aggiunge che quello è l’unico luogo, in tutta la cristianità, che conserva il ricordo di questo santo Camaldolese e, quindi, prezioso per la diocesi di Perugia.

Il Vescovo acconsente e congeda.

Padre Raniero, Marcello, Ginette si recano a Roma dal Principe Gran Maestro Fra’ Angelo de Mojana di Cologna. Un incontro di 10 minuti, ma… senza risultato.

Il 28 dicembre 1983 si convoca la Comunità e Tarcisio propone una libera autotassazione da elargire in uno o due anni per raggiungere la cifra necessaria (300 milioni) per eseguire i lavori. Chi si impegna per un milione, che per due. La risposta è immediata e generosa.

Si era lamentato il fatto che anziché donazione, lo SMOM avesse preferito il Comodato. Di fronte alle minacce di espropriazione da parte del Comune si considera ciò provvidenziale perché l’Ordine non può essere espropriato in quanto gode del Diritto Internazionale.

La battaglia si inasprisce sempre di più e trova spazio sulle pagine dei giornali locali.

I Cavalieri di Malta sembra stiano per cedere al compromesso del Comune: la parte colonica per il CVA e la parte storica alla Comunità.

Padre Raniero scrive una lettera al Vescovo per chiedere che prenda posizione a favore del progetto della Comunità. Interviene anche presso l’Ordine. Ci sarà anche un ricorso al TAR dell’Umbria. L’avv. Franchi, legale della Curia, assume la difesa per la Comunità. Nel giro di poco più di un mese si discute la causa e il Comune ne esce perdente. L’avvocato manifesta il proprio stupore, sia per i tempi brevi che per il risultato e dice: «Solo le vostre preghiere!».

Monsignor Cesare Pagani, in piedi, parla alla Comunità l’8 dicembre 1987.

Da sinistra si riconoscono padre Fernando Sulpizi, Agnese Mezzetti, Tarcisio Mezzetti, don Giuseppe Gioia.

1984

Nei primi giorni di agosto, mentre la Comunità vive il campeggio estivo a Palinuro, il sacerdote del luogo, don Gerardo Bonora, proclama una profezia: «Il Signore vuole abitare in mezzo a questo popolo del Magnificat e chiede che sia allestita la “Tenda del Convegno”». C’è perplessità perché manca una tenda disponibile, ma il sacerdote insiste: è sicuro che questo sia quanto il Signore desidera. Si dà allora inizio all’adorazione eucaristica con una povera sistemazione in una macchina, dove il SS. Viene adorato tutta la notte da Wanda, ministro straordinario della Comunione, al lume fioco di una candela.

L’indomani si provvede a sistemare un pullmino come una piccola cappella e l’adorazione continua con i fratelli che si alternano nei turni.

Il Signore non tarda a rispondere con guarigioni e fatti straordinari.

Il 10 settembre il Signore sollecita perché si dia inizio all’Adorazione. Agnese e Ginette si recano dal Vescovo che approva l’iniziativa e le invia da Don Ugo Coli per scegliere la chiesa. Don Ugo le riceve, ascolta con interesse e si rende subito disponibile. È pronto a dare quella che si preferisce tra Santo Stefano, Santa Teresa e Sant’Anna e la Madonna della Luce. Quest’ultima chiesetta, su cui cade la scelta, è chiusa da molto tempo: ha i vetri del rosone rotti e il pavimento pieno di sporcizia. Si provvede a ripulirla e a sistemarla convenientemente.

Il 14 ottobre padre Raniero passa da Perugia e celebra la prima Messa alla Madonna della Luce, consacrando l’Ostia Magna che poi sarà esposta.

Il 15 ottobre, durante la Giornata comunitaria al Cenacolo Francescano di Assisi, Agnese informa la Comunità che il giorno seguente si darà inizio all’Adorazione perpetua e prende le adesioni ai turni di guardia. La risposta è generosa: tra tutti Salvatore Caputo che sarà presente tutte le mattine, esclusa la domenica, e aiuterà Agnese che avrà l’onore di esporre e riporre il Santissimo Sacramento. Il 18 dicembre padre Raniero scrive una lettera al Gran Maestro Fra’ Angelo de Mojana di Cologna sollecitando la stipula del contratto di comodato di San Manno alla Diocesi dicendosi convinto che si tratti di un progetto di Dio. Scrive: «Intervengo nella vicenda a un titolo puramente spirituale. Seguo questo progetto fin dal suo inizio; sono convinto che è un progetto di Dio, cioè che è Dio (non una qualche persona, o gruppo di persone) che desidera che quel luogo sia “restituito” al suo culto, riattivato per la sua gloria e per il bene spirituale del suo popolo sempre più avvelenato di materialismo. “San Manno è l’unico luogo esistente in tutta la chiesa cattolica che conserva la memoria storica dell’omonimo Santo perugino vissuto ivi come eremita tanti secoli fa. Vole cancellare tale memoria, destinando il complesso a usi civili (per i quali ci sono tante altre possibilità), è rendersi responsabili di un danno spirituale e culturale, nei confronti della stessa città di Perugia, gravissimo, che nessun servizio sociale o culturale spicciolo potrebbe compensare. […] Ella sa che in Perugia c’è una comunità cristiana, la comunità “Magnificat” del Rinnovamento nello Spirito, che ha raccolto quel desiderio di Dio di cui parlavo sopra, senza alcun proprio interesse umano, ma anzi affrontando difficoltà di ogni genere e odiosità delle forze ostili alla fede; tali persone si sono autotassate per cominciare a mettere insieme i fondi necessari al restauro. Ma tutto questo è sospeso nel vuoto finché non esiste un contratto che crei la base giuridica per poter agire…».

Padre Raniero Cantalamessa parla alla Comunità, l’8 dicembre 2004.

Alla sua sinistra Agnese Mezzetti e alla sua destra Wanda Rossi.

1985

L’11 febbraio, festa della Madonna di Lourdes, Wanda e Ginette iniziano la vita comune. Mons. Pagani celebra la santa Messa alla presenza anche di don Alberto Veschini e don Ugo Coli. Al termine si sale la via del Poggio e si entra nell’appartamento messo a disposizione dalla baronessa Anna Monaco. Il Vescovo benedice e, nella gioia e nella commozione, si consuma un piccolo rinfresco. Il 2 luglio avviene la firma del Contratto di Comodato tra lo SMOM e la Curia Arcivescovile di Perugia-Città della Pieve.

1986

Il 10 settembre si firma del Contratto di Comodato tra la Curia e la Comunità Magnificat.

Il 4 marzo si riapre San Manno con una Messa celebrata da don Alberto e si inizia nuovamente l’Adorazione Eucaristica.

Il nome “Agnus Dei”: Mentre si proponevano vari nomi, che non trovavano il pieno consenso, un giorno Agnese si trova nella cappella di San Manno per qualcosa da fare e mentre sosta davanti all’altare è colpita dalla scritta sulla fascia che sventola dal bastone di San Giovanni Battista: “Ecce Agnus Dei”. È sicura: Agnus Dei dovrà essere il nome. Ne parla con gli interessati e tutti sono d’accordo, compreso Padre Raniero.

1988

Il 12 marzo muore monsignor Cesare Pagani, cui succede monsignor Ennio Antonelli, con cui si dovrà ricominciare a parlare.

1991

Il 27 settembre Wanda acquista – usando tutti i suoi averi – e in seguito cederà alla Fondazione della Comunità, l’appartamento di via Fra’ Giovanni da Pian di Carpine a Ferro di Cavallo, di fronte a San Manno. Salvatore aggiunge un contributo per l’acquisto della mansarda, chiedendo l’impegno di accogliere la figlia Maria Pia, qualora si trovasse nella necessità.

Anna Brazzini, con tutti i suoi risparmi, acquista l’appartamento di via della Sposa per avere, nelle prossimità della Madonna della Luce, un’abitazione per coloro che hanno la responsabilità della Cappella.

1992

Il 27 marzo crolla il tetto della parte storica di San Manno.

1993

Tra marzo e giugno si inoltrano le pratiche edilizie al Comune di Perugia per eseguire i lavori di restauro di San Manno, a cura dell’ingegner Luigi Fioroni, membro della Comunità.

Il 27 dicembre il Comune rilascia la concessione edilizia per eseguire i lavori.

1994

A giugno iniziano i lavori a San Manno, che poi vengono sospesi per mancanza di fondi.

1997

Il 27 settembre il terremoto che colpisce l’Umbria danneggia ulteriormente il complesso di San Manno.

2001

Nel giugno riprendono i lavori di ristrutturazione a San Manno con il consolidamento statico di tutte le strutture e la finitura dei due saloni, della tomba etrusca e della chiesa. Con l’occasione monsignor Giuseppe Chiaretti vi si reca per portare la propria benedizione.

2005

Il 23 settembre riapre al culto la chiesetta di San Manno, con la celebrazione dell’Eucaristia celebrata da monsignor Chiaretti.

Monsignor Giuseppe Chiaretti, Arcivescovo di Perugia tra il 1996 e il 2009, presiede la celebrazione dell’Alleanza durante il Convegno generale della Comunità a Montesilvano nel gennaio 2004.

2012

Riprendono i lavori di sistemazione e finitura dei due appartamenti, del chiostro, della Sala del Consiglio e di alcune facciate del complesso; vi profondo il proprio impegno professionale due alleati: Luigi Fioroni e Stefano Lince.

2014

Il 23 giugno inizia l’adorazione eucaristica continua – dal lunedì al venerdì, di giorno e di notte – nella chiesetta di San Manno.

Ostia Magna, esposta per l’adorazione eucaristica sul piccolo altare della chiesetta di San Manno.

2019

Proprio mentre si prende la decisione di mettere mano alla ristrutturazione della parte nord, l’unica ancora non sistemata di tutto il complesso, il 18 marzo, avviene uno strano incidente: una delle travi portanti di quella parte si spezza in modo curioso: pur non essendo gravata da alcun peso nel punto della fenditura – se non dal proprio –la trave si apre, come la bocca di un serpente. Probabilmente ciò è dovuto a un difetto della trave stessa… Fatto sta che, a causa di questo incidente, il piano dei lavori appena deliberato subisce uno stop per la messa in sicurezza dell’ala dell’edificio interessata e per la sostituzione della trave.

La trave dell’ala ancora non ricostruita di san Manno,

spezzatasi il 18 marzo 2019 in modo “curioso”.

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